LA CRISI ECONOMICA DEL COVID ED IL WELFARE CRIMINALE

 

di Luigi Ferrucci, Presidente FAI

    

La situazione di emergenza sanitaria dovuta al coronavirus sta creando una crisi socio - economica eccezionale, tante le imprese ed i cittadini in seria difficoltà a seguito  dell’isolamento prescritto dalle autorità e anche dal buon senso. Anche se ora finalmente si  comincia a riaprire, a piccoli passi ed in maniera timorosa come accade quando si è  convalescenti dopo una lunga malattia, tante sono le attività commerciali che invece  resteranno chiuse per ora, altre che rischiano di non aprire più, mentre coloro che resistono  sono sfiduciati e timorosi che la possibile e auspicata ripresa sia molto in là da venire. In  questo quadro desolante, da più fonti più o meno titolate ed in maniera più o meno  consapevole, si alza un grido di allarme rispetto al possibile acuirsi di fenomeni usurari  ed al concreto rischio che le organizzazioni criminali possano inserirsi in questo  contesto al fine di appropriarsi di pezzi di economia legale. 

 

Il Governo, per far fronte a questa emergenza economica, ha messo in campo alcuni strumenti  rappresentati dai vari recenti decreti, nell’intento di dare liquidità a famiglie ed imprese  cercando di dare sostegno in questo momento e possibilmente favorire la ripartenza del  Paese. Uno degli strumenti previsti, ad esempio, è la cassa integrazione nelle varie forme per i  dipendenti, ma purtroppo tanti di questi fino a questo momento non hanno visto un euro  accreditato sul proprio conto corrente, altri hanno avuto parziali accrediti ben lontani  dall’importo della loro busta paga. Per le imprese invece, con il decreto n.23, tra gli altri  strumenti sono stati previsti finanziamenti delle banche con garanzia dello Stato, tali da  immettere quella liquidità necessaria alla ripartenza; ma anche in questo caso, laddove  l’imprenditore presentasse una sofferenza economica pregressa (situazione tutt’altro che  rara), la suddetta garanzia non può essere concessa, con il conseguente diniego del  finanziamento da parte dell’istituto di credito. Ovviamente c’è poi tutta quella parte di  “invisibili” costituita da coloro che svolgevano lavoro nero, di quelle attività fatte al di fuori  delle regole e sconosciute al fisco e situazioni similari: è anche naturale conseguenza il fatto  che per costoro non sia stato previsto alcun sostegno, visto che non se ne ha traccia  nell’economia legale, così come resta pur sempre un aspetto da affrontare in maniera seria e  strutturata in termini di emersione e fiscalità.    

 

Con la crisi il “welfare” delle mafie   

 

Dall’altro lato, quello della criminalità organizzata, abbiamo invece un “sistema” che è efficace  utilizzatore delle crisi, capace di inserirsi nelle mancanze dello Stato, come è accaduto altre  volte nella storia del nostro Paese. Nel caso della attuale estrema esigenza di liquidità, quello  che molti hanno definito il “welfare” delle mafie funziona benissimo, senza intoppi  burocratici, senza tema di mancanza di risorse, senza dover istruire pratiche di sorta: basta  sapere, come si sa, che farai meglio a restituire quanto prestato. Altro aspetto è quello della  infiltrazione nelle aziende, quindi nella economia legale ai fini del riciclaggio: io  imprenditore sono in difficoltà, ecco che arriva l’aiuto del finto amico di turno il quale mette a  disposizione capitali, tanto da diventare prima socio occulto e poi magari controllore della ex-  mia azienda, relegandomi di fatto al ruolo di prestanome. Ci aspettiamo inoltre, non appena  avremo un poco di ripresa, che i clan vogliano recuperare il terreno perso nel settore delle  estorsioni: si pensi che a Pasqua, uno dei periodi preferiti per esigere il pizzo, essendo in  maggioranza gli esercizi commerciali chiusi, ciò non si è potuto fare e le mafie hanno perso  ingenti somme.  

 

Il sostegno dell’Antiracket 

 

Più volte ci è stato chiesto se in questi giorni al nostro sportello di aiuto stiano arrivando  telefonate per rappresentare situazioni del genere, ma è ovvio che noi ci aspettiamo che  quanto accade oggi in maniera occulta verrà fuori molto aldilà nel tempo: se oggi chiedo e  ottengo soldi dall’usuraio, non è plausibile che poi tra pochi giorni vada a denunciarlo, non  funziona così. Le poche richieste di aiuto e quindi la volontà di denunciare arrivano da  persone già da tempo sotto usura o estorsione, persone che in questo momento drammatico  finalmente decidono di farsi aiutare. Come poter quindi contrastare in maniera efficace tutto  ciò? Chi denuncia intanto ha la possibilità di accedere agli aiuti previsti nel caso si subiscano  danni, sia nel caso di usura che di estorsione: l’Ufficio del Commissario Antiracket attraverso il  proprio comitato ha deliberato nel 2020 ad oggi circa 7,3 milioni di euro a favore delle vittime.  Bisogna che tali strumenti siano incentivati e migliorati, spesso bisogna attendere troppo per  avere risposte, è necessario controllare le istanze meticolosamente e il rischio è che gli aiuti  arrivino troppo tardi per la persona e per la sua impresa. Bisogna altresì attuare in maniera  veloce ed efficace quanto detto e scritto nei decreti, facilitando l’accesso al credito delle  imprese, sostenendo chi ha perso il lavoro, mettendo in altre parole in campo tutto quanto  nelle possibilità e oltre al fine non solo di far ripartire l’economia, ma soprattutto in modo tale  da far percepire lo Stato come alleato, far sentire che seguire le vie legali è la cosa giusta e  conveniente da fare. Non dobbiamo sottovalutare, infatti, che quando le mafie riescono a    risolvere problemi (anche se per propri fini) laddove lo Stato fallisce, esse acquistano quel  consenso che le ha storicamente rese capaci di permeare non solo l’economia ma anche le  menti e le coscienze di troppe persone.