Comunicato Stampa

RICORDIAMO LE VITTIME INNOCENTI DELLA GUERRA DI CAMORRA

 

 Pasquale Pagano, Paolo Coviello, Genovese Pagliuca, Salvatore Barbano, Flavio Russo, Antonio Celiento, Pasquale D’Abrosca, Luigi Petrella sono solo alcune delle vittime innocenti della guerra di camorra che per più di 40 anni ha devastato il Casertano ed il Napoletano. Vittime senza colpa che ancora aspettano di essere riconosciute come tali. La violenza camorristica li ha uccisi e lo Stato stenta a ricordarne il sacrificio. Abbiamo resistito contro chi sparava ed usurpava e continuiamo a resistere chiedendo che la Legge riconosca le nostre vittime innocenti e dia loro la pace che meritano.

Il 1 febbraio 2017 a Casa Don Diana, abbiamo accolto i familiari delle vittime innocenti della camorra per rivendicare una maggiore attenzione da parte dello Stato. Storie di dolore che, a distanza di anni, ancora attendono giustizia e che spesso trovano il più grande ostacolo proprio nelle istituzioni.  Da allora niente è ancora cambiato. «Vittime» della camorra prima, del sistema legislativo e delle connesse interpretazioni poi.

Siamo andati avanti, interpellando soggetti interessati, parlandone in ogni occasione utile e schierandoci al fianco di quei familiari che hanno innocentemente perso il loro congiunto. Condividiamo l’eccezione di incostituzionalità della normativa che prevede l’esclusione dei benefici di legge quando la vittima e i familiari hanno parenti ed affini con reati entro il quarto grado, presentata dall’avvocato Giovanni Zara.

Non possiamo tacere se una vittima innocente non viene riconosciuta come tale e solo per un cavillo, per una modifica di legge che mira alla spending review. Ci sono istanze di riconoscimento che sono state rigettate quando i loro familiari sono persone normali e oneste ma messe all’indice per il solo fatto di avere parentele pesanti, peraltro lontane e di quarto e quinto grado.

La tradizionale cerimonia in ricordo di tutti i caduti del primo conflitto mondiale, il messaggio del presidente Sergio Mattarella: «coltivare la memoria per comprendere l'inestimabile ricchezza morale che ci hanno trasmesso e che rappresenta lo stimolo più profondo ed autentico per adempiere ai nostri doveri di cittadini», ci obbliga a non dimenticare chi è morto per l’onestà, chi era lontano dalle logiche criminali e chi voleva solo vivere normalmente.

Le norme in favore delle vittime del terrorismo e della criminalità organizzata, si erano poste un duplice obiettivo: solidarietà nei confronti delle vittime e dei loro familiari; incoraggiare la popolazione a ribellarsi alla pressione mafiosa, nel convincimento che lo Stato non lascia da soli i cittadini ma assicura loro il sostegno se colpiti da attentati mafiosi.

Quello spirito rischia di essere messo fortemente in discussione. Il Comitato don Peppe Diana ed il coordinamento provinciale di Libera non resteranno a guardare, convinti della necessità di onorare quei caduti innocenti e di difenderne la memoria.